COLLANE BIBLICHE

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La parola «collana» fa pensare spontaneamente a un collier di perle su un collo femminile; ma per uno studioso diventa una metafora che rimanda a una raccolta di testi, si spera preziosi come i monili e non artificiosi come le pietre sintetiche. Questa volta abbiamo scelto di sfogliare due collane bibliografiche di taglio diverso ma con un filo comune a intrecciare i vari volumi, quello della Bibbia. Anzi, la prima serie è intitolata lapidariamente Graphé, un vocabolo greco che risuona cinquanta volte nel Nuovo Testamento rimandando alla «Scrittura» sacra anticotestamentaria.

         La collezione comprende dieci volumi e appartiene al genere dei manuali introduttori che coprono interamente le Scritture ebraiche e cristiane, appunto la Bibbia. Lo scopo di questo decalogo librario è, perciò, quello di «condurre per mano» (in greco «introduzione» è eisagoghê che ha questo valore) in un orizzonte vastissimo come sono i 73 libri e libretti che compongono le Scritture. Ovviamente nel caso di un corso biblico integrale la serie dei volumi può essere un compagno di viaggio sistematico e costante. Dallo scandaglio che abbiamo condotto in questa architettura testuale imponente l’aspetto didattico non offusca ma illumina la varietà delle questioni che rendono i libri biblici veri e propri scrigni di sorprese storiche, letterarie, teologiche.

         Il merito va ai tre coordinatori dei vari autori, Claudio Doglio, Germano Galvagno e Michelangelo Priotto, che hanno alle spalle una collaudata esperienza accademica. È noto che anche il mondo «laico» è sempre più interessato a perlustrare quel «grande codice» culturale. Lo fanno, però, soprattutto i credenti che si sono riappropriati della Bibbia in passato esclusa o scarnificata da una certa prassi pastorale. Per i cattolici, a differenza dei protestanti più assuefatti da tempo a questo approccio, la svolta è stata col Concilio Vaticano II perché prima – come ironizzava il noto scrittore Paul Claudel – essi «dimostravano un grande rispetto per la Bibbia standone il più lontani possibile».

         Un altro approccio a questa collana può essere, invece, di taglio selettivo, sezione per sezione e, quindi, volume per volume. Così, il Pentateuco, che è un cantiere aperto di analisi in corso, data la complessità di questi primi cinque libri sacri (la Torah), può delineare i tratti costitutivi della fede e dell’identità dell’Israele biblico. La memoria successiva è affidata ai narratori dei Libri storici, posti sotto l’ombrello ermeneutico della teologia che illumina gli eventi descritti. Lo sguardo s’allarga con gli autori sapienziali che si prendono carico delle domande antropologiche radicali sull’essere e sull’esistere, senza perdere l’aggancio con la polvere della quotidianità. Irrompe, poi, la voce dei profeti simile al fuoco del roveto ardente del Sinai che incendia le foreste del privilegio, delle ingiustizie, delle prevaricazioni, facendo balenare l’alba messianica.

         Un’aurora che i Vangeli seguono fino al giorno pieno con «ciò che Gesù fece e insegnò», come afferma Luca. Da Gerusalemme Cristo, figura centrale del Nuovo Testamento, e il suo messaggio raggiungono, attraverso l’apostolo Paolo, le province dell’impero romano fino ad approdare alla capitale. L’epistolario paolino e il fascicolo delle Lettere assegnate ad altri apostoli, così come il grandioso tempio della letteratura giovannea (Vangelo, Lettere e Apocalisse), costituiscono un’ulteriore testimonianza della vivacità, vitalità e pluralità del cristianesimo delle origini. In sintesi, attingere a questa collana rende possibile una lettura fondata e feconda della Graphé e, quindi, un incontro con la Parola trascendente.

         La filologia e le metodologie esegetiche storico-critiche possono essere segnate da approcci ideologici diversi ma hanno una certa base oggettiva e quindi non sono condizionate da premesse legate al gender degli esegeti. Eppure c’è uno sguardo femminile capace di applicare tali strumenti in modo originale, e questo lo si scopre dopo che per secoli le discipline teologiche (ma non solo) sono state esclusivo appannaggio maschile. Ora, invece, sono molte le teologhe e le bibliste di alta qualità: per questo desideriamo – sia pure nei limiti solo di uno «strillo» evocativo – suggerire un’altra collana che ha alla base un progetto internazionale, interconfessionale e transdisciplinare dal titolo emblematico La Bibbia e le donne: esegesi, storia e cultura, programmato in 21 volumi in quattro lingue, approdato finora in italiano a nove tomi.

         La polifonia delle voci si dedica, certo, all’analisi del testo sacro (e non è la prima volta che noi segnaliamo simili esperienze), ma si allarga al suo influsso nella storia culturale, sociale e politica dell’Occidente, con incursioni suggestive anche nelle questioni di genere, ossia nel rapporto delle donne con una Bibbia che rivela un’indubbia incarnazione in coordinate «patriarcali». L’impresa, che vede come artefice maggiore (ma non esclusiva) una docente di grande competenza come Adriana Valerio, rivela proprio quello sguardo femminile in tutti i percorsi imboccati: dall’esegesi testuale, all’ermeneutica giudaica e cristiana fino alla storia della recezione delle Scritture nei secoli, un fiume di riletture che ha anse, ristagni, flussi impetuosi, affluenti esterni e, alla fine, registra anche l’ingresso nel delta della modernità.

GIANFRANCO RAVASI

Autori Vari, GRAPHÉ. Manuali di introduzione alla Scrittura, Elledici, 10 voll.

Autrici Varie, La Bibbia e le donne: esegesi, storia e cultura, Il Pozzo di Giacobbe, 9 voll. (progetto di 21 voll.).