Sport at the Service of Humanity
INDIRIZZO DI SALUTO
DEL CARDINALE GIANFRANCO RAVASI
“Sport at the Service of Humanity”
Cerimonia di apertura, 5 ottobre 2016 – Aula Paolo VI
Santità, davanti a Lei, convocato dal Pontificio Consiglio della Cultura, è presente un piccolo mondo che abbraccia però un orizzonte planetario. Questo accade non solo perché tra poco, dopo la mia, si leveranno voci alte e autorevoli della società, della politica, dello sport e dell’economia internazionale, unite in un progetto corale, ma anche perché il tema di questo incontro coinvolge l’intera umanità.
Infatti lo sport è l’espressione viva e dinamica di una categoria fondamentale della persona umana, il gioco, cioè la libera manifestazione della propria creatività, fantasia e potenzialità fisica e spirituale. Nell’attività sportiva autentica si intrecciano, infatti, in armonia realtà diverse come la corporeità e la spiritualità, la forza e la bellezza, l’esercizio fisico e l’intelligenza, la passione e la volontà, l’intuizione immediata e l’abitudine spontanea.
È per questo che possiamo considerare lo sport – come accade per l’arte e la musica – il linguaggio universale comune dei popoli che unisce le diversità in armonia, che travalica le identità etniche e nazionali, che genera una vera cultura dell’incontro e del dialogo, come abbiamo tutti sperimentato intensamente nelle Olimpiadi e nelle Paralimpiadi appena celebrate.
Anche le molteplici religioni qui rappresentate vedono nello sport puro e creativo un riflesso di Dio la cui sapienza creatrice cosmica è suggestivamente raffigurata dalla Bibbia (Proverbi 8,30-31) come una giovane donna che gioca, danza e compie esercizi sulla faccia della terra. L’apostolo Paolo non nascondeva la sua passione per la corsa e il pugilato adattandoli a metafora del suo impegno spirituale: «Io corro, ma non come uno che è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria» (1Corinzi 9,26).
È, dunque, possibile vedere negli atleti – liberi dalla degenerazione della corruzione, dalla prevaricazione illecita, dalle manipolazioni – anche un emblema dell’impegno di ogni persona, soprattutto della platea immensa di ragazzi e ragazze, di giovani e di adulti che non solo seguono le imprese atletiche ma si dedicano loro stessi all’attività sportiva. Gli sportivi tutti devono diventare inoltre un modello per creare ponti sulle valli delle divisioni etniche, delle separazioni socio-culturali, delle opposizioni ideologiche. La loro missione potrebbe essere raffigurata da una suggestiva tradizione musulmana: essa immagina che Dio abbia creato gli angeli perché, distendendo le loro ali, facciano da ponte tra le sponde dei fiumi e delle valli che dividono i paesi e i popoli.
L’evento di oggi – che si allargherà ai prossimi giorni con un fitto programma di dialogo, di ricerca e di studio – vuole essere la prima tappa di un itinerario più ampio che continui a coinvolgere in modo costante istituzioni pubbliche, religiose e sportive.
Santo Padre, La ringraziamo di essere qui con noi: la parola che tra poco ci rivolgerà sarà una sorta di linea-guida lungo il nostro percorso futuro. Come accade agli atleti, esso potrà talora essere un sentiero arduo, una corsa a spasimo, una pista faticosa ma certamente potrà giungere anche a mete festose e gioiose.