Non vorrei sembrare monotematico. Ma, da quando ho scritto sull’Espresso non più di tre brevi articoli (per altro di diverso soggetto), per molti lettori sono diventato “il cardinale degli atei”: lo testimoniano molti siti e bloggers e le lettere che ricevo. Sono, così, quasi costretto a suggerire un libro che si collochi in questa che – lo confesso con sincerità – non è né un’ossessione né l’unico mio interesse.

         Il volume che propongo ad amici e “avversari” è di un docente della Humboldt-Universität di Berlino, Richard Schröder; il titolo è provocatorio: Liquidazione della teologia? Il sottotitolo lo è ancora di più: Il fanatismo scientifico, ma non si pensi all’opera di un fondamentalista creazionista americano (Queriniana, Brescia, pagg. 295, euro 22,00). L’autore prende di mira il best-seller spavaldo di Richard Dawkins, The God Delusion che Mondadori ha pensato bene di render ancora più incendiario intitolandolo L’illusione di Dio. Schröder, ora brandendo il fioretto della polemica punto per punto, ora versando nelle sue pagine la spezia dell’ironia, non vuole però sfidare a duello l’antagonista contrastando solo le sue tesi “deicide”, né tanto meno di “convertirlo” (cosa che, invece, curiosamente si propone Dawkins dichiarandosi un vero e proprio apostolo dell’“irreligione”).

         Schröder punta, invece, sul terreno ove si dovrebbero celebrare le apostasie dalla fede, quello della scienza, e ne mostra l’uso molto improprio e ben poco “scientifico” fatto dallo studioso britannico. Così, feroce è la critica che viene impietosamente condotta alla teoria dei “memi”, le «unità di eredità culturale» parallele ai geni biologici, generatori di ogni attività culturale e spirituale. Stringente – tanto per fare un altro esempio – è l’argomentazione filosofica contro la “naturalizzazione” della coscienza («io sono il mio cervello»). Divertente è l’obiezione riguardo alla tesi dawkinsiana della ribellione ai “geni egoisti” per salvare l’altruismo e l’amore. La sentenza finale di Schröder è aspra e farà discutere i miei amici e “avversari”: quella di Dawkins è «una teoria pseudometafisica, pseudoscientifica e una pseudoteologia materialistica». Con nostalgia di Feuerbach, Marx e, perché no?, di Stephen Gould…