ECUMENISMO

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A Londra sorge l’imponente Hampton Court Palace (mille stanze!) eretto nel ’500 dal potente cardinale Thomas Wolsey come residenza di campagna, requisito dal re Enrico VIII e amato dalla regina Vittoria. Lo raggiunsi anni fa in battello sul Tamigi e, tra le tante meraviglie di quel palazzo, mi era rimasto impresso uno sconcertante dipinto tradizionalmente intitolato Allegoria antipapale. Era stato un artista veneto, Girolamo da Treviso (1497 ca-1544), a concepire il soggetto, mentre era a servizio della corona inglese quando il sovrano nel 1534, con l’Act of Supremacy, aveva sancito il distacco da Roma e la creazione della Chiesa d’Inghilterra in seguito alle sue note vicende matrimoniali (il divorzio da Caterina d’Aragona per impalmare Anna Bolena).

Girolamo, con alle spalle un passato cattolico (aveva, ad esempio, dipinto la Madonna coi santi per la chiesa della Commenda a Faenza), non aveva esitato a schierarsi con ardore dalla parte della nuova fede, e il quadro a cui alludevo è quasi il manifesto della sua abiura. Infatti in esso un papa col triregno (probabilmente Paolo III Farnese salito al soglio in quel 1534), atterrato e fiancheggiato da due figure femminili che incarnano l’Avarizia e l’Ipocrisia, è sottoposto a una lapidazione con massi scagliati dai quattro evangelisti. Nella polvere giace anche la bolla papale di scomunica, mentre sullo sfondo una città, forse Gerusalemme, è illuminata da un colossale candelabro acceso.

Impressionano i volti pieni di odio e di gioia maligna degli evangelisti mentre impugnano i sassi con cui stanno per giustiziare il pontefice romano. Non ci sarebbe contrasto più forte, se accostassimo a questo dipinto una foto degli ultimi papi, a partire da Giovanni XXIII fino a Francesco, che abbracciano i primati della Chiesa anglicana in un dialogo intenso e fraterno, pur nelle diversità dottrinali. La storia ha fatto scorrere molta acqua sotto i ponti di Londra e tante cortine divisorie sono state picconate anche tra le varie confessioni cristiane d’Europa attraverso quello che viene denominato con un sostantivo “universalistico” di matrice greca, ecumenismo.

A chi vuole fare il punto sulla vitalità di questo dialogo – fermo restando che sacche di integralismo ancora sussistono a macchia di leopardo in tutte le Chiese, usando ora le pietre delle parole che dilagano sui viali della rete informatica – suggeriamo un bel saggio elaborato da due teologi cattolici campani, esperti della materia, Edoardo Scognamiglio e Lucia Antonucci. La loro è una sorta di guida che riesce a intrecciare in una trama accurata i diversi fili che costituiscono il tessuto dell’ecumenismo, ossia la storia, la teologia, la spiritualità, l’evangelizzazione. Il loro orizzonte è necessariamente affacciato sul Novecento perché il movimento ecumenico muove i suoi primi passi pubblici e concreti a partire dal 1927 con la conferenza di Losanna della commissione Fede e costituzione, che ebbe la sua riedizione a Edimburgo nel 1937.

Sul tavolo erano stati posti i nodi più stretti che si sarebbe tentato di sciogliere nei decenni successivi, senza riuscirvi totalmente ma con molti esiti positivi: la professione di fede comune, il concetto di Chiesa, i sacramenti, i ministeri ecclesiali, il dialogo interno e col mondo. Le tappe successive sono state tante e importanti, a partire dalla nascita del «Consiglio ecumenico delle Chiese» che tenne la sua prima assemblea nel 1948 ad Amsterdam a cui ne seguirono molte altre, mentre la grande svolta nella Chiesa cattolica avvenne col Concilio Vaticano II e il documento Unitatis redintegratio (1964), preparato da un trentennio di fermenti ecumenici.

Questo è solo l’antefatto: il volume, dopo aver presentato la genesi e il contenuto del testo conciliare, allarga l’orizzonte e in modo puntuale dispiega il ventaglio multicolore del dialogo ecumenico cattolico con la molteplicità delle Chiese e comunità cristiane, protestanti e ortodosse. Un esempio tra i vari è la «Dichiarazione congiunta sulla giustificazione» firmata ad Augsburg (Augusta) in Germania il 31 ottobre 1999 (luogo e data sono significativi per chi conosce la storia protestante) tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale. Anche chi non ha molta familiarità con la teologia sa quanto sia stata rovente la questione della “giustificazione attraverso la fede” nel confronto tra Lutero e il cattolicesimo.

Il lettore troverà, però, anche una mappa tematica ricchissima, delineata dai due teologi in modo limpido e sereno, senza sussulti apologetici ma neppure senza irenismi incolori: essa mostra quanto sia rilevante, anche a livello socio-culturale, l’impegno ecumenico, quanto sia arduo ma affascinante il suo percorso, quanto esso sia necessario per fronteggiare anche l’ondata del nazionalismo, della xenofobia, dell’irrazionalità violenta, della superficialità, dello scontro, delle strumentalizzazioni religiose. Il saggio si chiude con un glossario ove sfilano le principali denominazioni cristiane, dalla cattolica all’ortodossa, dalla luterana alla riformata, dalla valdese all’anglicana. Molte altre si associano a queste maggiori.

A margine segnaliamo, appunto, una comunità cristiana minore dalla genesi complessa, quella anabattista, piuttosto ramificata in vari movimenti secondo le diverse aree di origine e di sviluppo (Svizzera, Germania meridionale e settentrionale, Paesi Bassi, Stati Uniti), un fenomeno religioso studiato in passato da Ugo Gastaldi soprattutto nel saggio Storia dell’Anabattismo (Claudiana 1981). Appare ora un Manuale di spiritualità anabattista del pastore Raffaele Volpe: il titolo segnala già l’approccio (per altro appassionato) dell’autore che – intrecciandola con le vicende storiche – punta su alcune qualità di questa “spiritualità” legata alla Bibbia, al battesimo dei credenti adulti, alla Santa Cena, e capace di creare una comunità che pratica la libertà di coscienza e la comunione dei beni, che è accogliente degli stranieri, non violenta, laica e cerca di vivere la Gelassenheit.

Il vocabolo tedesco, di per sé, significa “tranquillità, calma” ma, sull’etimo originario, per i battisti evoca l’“abbandono” fiducioso al Dio che non “abbandona” il suo fedele. In Italia esiste un’«Unione Cristiana Evangelica Battista» che raccoglie le varie comunità locali le quali sono, però, autonome e si autogovernano. Il 29 marzo 1993 è stata sottoscritta un’Intesa con lo Stato italiano, resa esecutiva nel 1995, per l’assistenza spirituale nelle carceri e ospedali, per i matrimoni e per il contributo dell’otto per mille alle attività religiose e sociali della Chiesa.

GIANFRANCO RAVASI

Lucia Antinucci – Edoardo Scognamiglio, Il sogno dell’unità, Elledici, Torino, pagg. 318, € 20,00.

Raffaele Volpe, Manuale di spiritualità anabattista, Edizioni GBU, Chieti, pagg. 319, € 15,00.

Pubblicato col titolo: Le tappe di un sogno: l’unità dei cristiani, su IlSole24ORE, n. 261 (22/09/2019).