LA BIBBIA EINAUDI

biblioteca

«Amo Dante quasi quanto la Bibbia»: così confessava un insospettabile James Joyce allineandosi alla lista sterminata di autori e artisti che nei secoli hanno considerato la Bibbia «il grande codice» della cultura occidentale, come si è soliti ripetere adottando lo stereotipo coniato da William Blake ma reso famoso con la titolatura del noto saggio di Northrop Frye. È, allora, naturale che un editore «laico» come Einaudi, inserisca finalmente nella sua più prestigiosa collana, «I millenni», una nuova imponente e sontuosa edizione della Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, che sono una vera e propria biblioteca costituita da 73 libri, diversi per autori, cronologia ed estensione, posti dalla teologia all’insegna dell’«ispirazione» divina.

         Certo, questa proposta editoriale – già auspicata da Cesare Pavese nel 1945 – è destinata al pubblico più vasto possibile, che può essere collocato anche fuori dal perimetro confessionale. A questa impresa sono stati convocati 12 esegeti qualificati sotto la direzione di una figura di alto rilievo nella cultura religiosa contemporanea, Enzo Bianchi, il quale si è ritagliato un suo spazio luminoso, traducendo in modo affascinante e commentando quel gioiello poetico che è il Cantico dei cantici. A questi interpreti si sono aggiunti anche coloro che hanno approntato strumenti di lavoro come le tavole storiche, le mappe, i cataloghi delle unità di misura e di conio monetario, i calendari, le cartine, le appendici, e soprattutto una mirabile sequenza iconografica commentata di oltre cinquanta tra miniature, affreschi, tele, vetrate e così via che spaziano dai primi secoli cristiani e approdano, ad esempio, a Chagall e Guttuso e al timpano musivo del portale della cattedrale di Laval, opera di Marie-Noëlle Garrigou nel 2015-2016.

         Siamo, così, di fronte a un trittico di tomi che assommano quasi a 4000 pagine in un’edizione raffinata, com’è nello stile della collana, ma che conquista per un dato fondamentale, la nuova traduzione che presenta in modo veramente originale e sorprendente (anche per uno specialista) la cattedrale storico-letteraria delle S. Scritture ebraico-cristiane, distribuite in tre navate. La prima ha al centro la Torah e ai lati i Profeti «anteriori» (i libri storici) e i «posteriori» (i testi profetici secondo la comune accezione). La seconda ospita gli «Scritti», cioè i testi sapienziali a cui si uniscono anche le opere deuterocanoniche composte in greco. Infine ecco la grandiosa navata del Nuovo Testamento, fatta nell’originale greco di 138.020 parole.

         A questo punto il lettore comprenderà quanto sia arduo elaborare una descrizione o un giudizio su un’impresa così straordinaria, soprattutto se si tiene conto che le Bibbie ora in circolazione optano prevalentemente per la versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, pur pregevole ma inferiore per qualità di resa a questa esperienza. Certo, la molteplicità degli interpreti rende più fluido e variegato il risultato, come si evince anche nelle esemplari introduzioni a ciascuna opera biblica e soprattutto nei commenti. Alcuni di essi si estendono in profondità storico-critica ed ermeneutica; altri optano per un’essenzialità che spesso si affida al rimando ai passi paralleli per cui è la stessa Bibbia che commenta se stessa, così come non mancano gli spunti di critica testuale.

         L’esito rimane, comunque, superbo e fa sperare che si smentisca la stizza di Lutero che nei suoi Discorsi a tavola osservava: «In Italia la S. Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia». Si deve riconoscere che ora nelle case cristiane, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, questo vuoto è stato spesso coperto. Con la Bibbia Einaudi si spera che negli scaffali di persone non credenti approdi un testo capitale per la stessa cultura e soprattutto – nonostante la bellezza grafica che può intimorire – se ne affronti la lettura e la conoscenza diretta.

         Ovviamente è ora impossibile appuntare le tante impressioni specifiche della nostra lettura. Abbiamo, così, scelto di far gustare soltanto qualche squarcio nelle traduzioni, pur consapevoli – come suggeriva già Cervantes – che «ogni versione è come il rovescio di un arazzo». La selezione è quasi casuale e minima, lasciando ai lettori l’accostamento ai Vangeli o all’esemplare resa dell’epistolario paolino o al fascino dell’Apocalisse o all’emozionante «cantabilità» dei Salmi, iridescenti di tenebra e luce, o al potente e fin roccioso testo di Giobbe, creativamente affidato all’endecasillabo italiano.

         Scegliamo, allora, i due incipit ideali dei Testamenti: «Quando Dio cominciò a creare il cielo e la terra, mentre la terra era vacua e vuota, la tenebra era al di sopra dell’abisso e l’alito di Dio aleggiava al di sopra delle acque, Dio disse: Sia luce! E luce fu» (Genesi 1,1-3); «In principio era il Logos e il Logos era in cospetto a Dio, e il Logos era Dio. Era lui in principio in cospetto a Dio» (Giovanni 1,1-2). Aperte a caso le poche pagine con le 1250 parole ebraiche del Cantico dei cantici, ecco Lei, la donna protagonista: «Chi è costei che avanza come l’aurora, bella come la luna, splendente come il sole, temibile come una cometa?». «Io non so… il mio desiderio mi trascina via come un cocchio di un principe…» (6,10 e 12: gli esegeti che si sono accaniti sul secondo versetto frammentario e oscuro possono ammirare questa versione folgorante).

         E ancora ecco l’avvio di Qohelet: «Assoluto soffio, dice Qohelet, assoluto soffio; tutto è un soffio» (1,2), ove si fa esalare l’impressionante polisemia dell’ebraico havel havalîm. Ma ecco anche un frammento di tenerezza nella pur fremente poesia profetica: «Ma può una donna dimenticare il suo poppante? Cessare di amare il figlio del suo ventre? Ma anche se lei si dimenticasse, io non mi dimenticherò di te» (Isaia 49,15). E per finire un salto nel testamento di san Paolo: «Io sto per essere versato come offerta sacrificale e il tempo di salpare incalza. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede…» (2Timoteo 4,6-7). Sullo sfondo possiamo far risuonare l’eco del Signore dell’Apocalisse: «Io sono l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, che su tutto ha potere!».

GIANFRANCO RAVASI

Bibbia, a cura di Enzo Bianchi, Mario Cucca, Federico Giuntoli, Ludwig Monti, Einaudi, I vol. pagg. LXXXI-1538; II vol. pagg. XLIX-1302; III vol. pagg. LIII-869, € 240,00.